Due dipinti inediti di Antonio Ligabue in mostra a Fermo nella rassegna dedicata ad Augusto Agosta Tota 

A quasi un anno dalla scomparsa di Augusto Agosta Tota, presidente dal 1983 del Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma e dal 2017 della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, la prima mostra dedicata ad Antonio Ligabue, Spiriti selvaggi. Antonio Ligabue e l’eterna caccia in corso nel trecentesco Palazzo dei Priori di Fermo sino al 5 maggio 2024, ne celebra la memoria. Alla presentazione avvenuta il 5 dicembre in un teatro gremito di persone, i curatori Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi hanno ricordato Tota “ambasciatore di Ligabue nel mondo da sempre; una persona così innamorata di Ligabue e così convinto di vivere per lui, imponendolo al mondo della cultura e della critica. Questa mostra è dedicata a lui, alla sua passione, alla sua umana verità, alla sua convinzione che Ligabue fosse il più grande di tutti”.

La pluridecennale attività di studio e ricerca sull’opera di Antonio Ligabue, condotta da Augusto Agosta Tota e Marzio Dall’Acqua ha portato alla pubblicazione di due edizioni fondamentali: il Catalogo Ragionato dei Dipinti di Antonio Ligabue, pubblicato nel 2005 per il Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma, e il Catalogo Generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni, del 2020, per la già Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, una pubblicazione in tre volumi alquanto esauriente - perchè la possibilità, come in questo caso, di nuove opere che emergano inedite è sempre possibile - per presentare l’intera produzione dell’artista. Se nell’edizione del 2005 erano state schedate 868 opere, nel nuovo catalogo si è arrivati a 1.000 dipinti, oltre 70 sculture, 158 disegni e 91 incisioni. Strumento di lavoro, ma anche mezzo di indagine e scoperta, questa edizione generale dell’opera di Antonio Ligabue rimane un punto fermo per indagarne e conoscerne l’opera e lo stile.

I quadri inediti presenti nella mostra di Fermo riprendono temi cari a Ligabue.

Aratura con buoi (1959-61) olio su tela, cm 40x50

Volpino (1956-57) olio su faesite, cm 61,8x57

“La scena dell’aratura, fino ad ora inedita, - spiega Dall’Acqua - si sviluppa con andamento paratattico sul piano orizzontale di base della tela. Con lo stesso andamento a blocco orizzontale sviluppa il paesaggio di fondo con casa e chiesetta a rappresentare il paese, alte spighe di grano punteggiate da fiori rossi e bianchi creano una siepe tra i diversi piani prospettici. Ultimo blocco orizzontale è il cielo con nubi che accentuano questa pittura a fasce. Una invisibile linea obliqua interrompe questa staticità dell’immagine data dal volo degli uccelli in alto a destra idealmente fino all’albero posto come quinta a sinistra che emerge nell’azzurro che diventa così lo sfondo di questo lieve dinamismo. Una sottile linea nera disegnativa, posta a posteriori, senza funzioni strutturali, ma solo di accentuazione drammatica ed emotiva viene usata per le forme animali e per il contadino, come sempre goffo ed irrisolto, come fosse il particolare meno importante dell’opera.

Nel dipinto Volpino il cane è attento ed inserito in uno spazio abitativo borghese, con un elegante pavimento a quadri, la cui prospettiva autonoma da quella dell’animale serve per accentuare la profondità e portare l’occhio verso la finestra con ricco tendaggio. Le pareti sono decorate con carta da parati e da un quadro di Ligabue con un Ritorno dai campi, opera che collega la immagine del volpino al territorio padano, al mondo abituale dell’artista. Ricca la pelliccia dell’animale e pochissimi i segni neri di definizione a posteriori delle forme, elemento tipico del linguaggio altamente retorico dell’artista nell’ultimo periodo della sua attività. Le soluzioni della decorazione e della resa dell’ambiente sono in linea con il retaggio nabis e fauve della prima formazione dell’artista.”

Nella mostra di Fermo sono esposti 47 dipinti che illustrano i tre periodi canonici dell’attività dell’artista, tra i quali la Vedova nera del 1955, capolavoro assoluto che non veniva esposto dal 2015; opere storiche come Caccia del 1955; Autoritratto con torre del 1948; Leopardo sulla roccia del 1960; Troika del 1956; Cesarina, la donna amata del 1961-62. Come scrive Dall’Acqua nel saggio in catalogo, “Ligabue dopo e oltre la leggenda oggi rappresenta una natura in tutta la sua complessità, nell’equilibrio biologico tra i diversi regni e le diverse specie e la mostra lo rappresenta”.

Organizzata da Maggioli Cultura, il reperimento delle opere è stato affidato alla società Ligabue Art Projects creata da Anita Molinari che per quarant’anni ha affiancato Augusto Agosta Tota, prima in qualità di responsabile delle mostre dal 1983 per il Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue e poi di vice presidente della Fondazione & Archivio Antonio Ligabue di Parma. In seguito alla scomparsa del presidente Augusto Agosta Tota, venendo a mancare lo spirito guida della Fondazione, Anita Molinari decide di trasferire le conoscenze e la professionalità acquisite in un’iniziativa imprenditoriale. Con Marzio Dall’Acqua, principale storico dell’artista e con la preziosa collaborazione dei collezionisti che ne condividono la mission, la società intende portare avanti l’attività di promozione e valorizzazione della figura e dell’opera di Ligabue, affinchè raggiunga un posto di primo piano nell’ambito dell’arte internazionale.