Due dipinti di Antonio Ligabue nella mostra SalvArti
Dalle confische alle collezioni pubbliche
Milano, Palazzo Reale, 2 dicembre 2024 - 26 gennaio 2025
Reggio Calabria, Palazzo della Cultura, 8 febbraio 2025 - 27 aprile 2025
Leonessa con serpente, 1937, olio su tavola di legno, cm 24 x 17,8
Comitato Scientifico Andrea Viliani (direttore del Museo delle Civiltà del MiC); Valeria Di Giuseppe Di Paolo (funzionario storico dell’arte della Direzione generale Musei del MiC); Domenico Piraina (direttore Cultura Area Mostre e Musei Scientifici del Comune di Milano); Gianfranco Maraniello (direttore Area Musei d’Arte moderna e contemporanea del Comune di Milano), Domenico Michele Surace (Docente Accademia di Belle Arti Reggio Calabria).
“Io credo che l’arte - ha dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione della mostra il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro - così come la cultura in generale siano le armi più potenti per mandare un messaggio forte, proprio perché riesce in ognuno di noi a muovere sensazioni ed emozioni. Oggi celebriamo la bellezza di queste opere e celebriamo l’azione dello Stato che finalmente, opponendosi alla mafia e all’illegalità, le restituisce alla collettività”.
Scoiattolo, 1961, olio su tela, cm 80x60
Nel corso degli ultimi anni, la lotta contro il traffico illecito di opere d’arte ha visto numerosi successi, tra cui il recupero di capolavori sottratti dalla criminalità organizzata. Tra i casi più emblematici vi è la restituzione di due dipinti di Antonio Ligabue Leonessa con serpente del 1937 e Scoiattolo del 1961 che saranno esposti dal 3 dicembre 2024 al 26 gennaio 2025 a Palazzo Reale di Milano nella mostra SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche. L’esposizione restituisce al pubblico una serie di opere d’arte contemporanea provenienti da confische fatte dalla pubblica autorità alla criminalità organizzata. Dipinti, grafica e sculture di artisti quali Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Salvador DalÍ, Andy Warhol, Mario Schifano, Robert Rauschenberg, Christo ed altri. Le oltre 80 opere, ordinate in un percorso espositivo di carattere cronologico e tematico, consentono di ripercorrere gli sviluppi dell’arte dalla prima metà del Novecento fino ai primi anni Duemila, in particolare l’evoluzione dei linguaggi espressivi e delle correnti artistiche del tempo.
La mostra segna la seconda tappa del progetto Arte per la cultura della legalità, a cura della Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, dell'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), del Comune di Milano e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Ministero dell’Interno, che è iniziato con un’anteprima al Museo Hendrick Christian Andersen a Roma (16 ottobre - 21 novembre 2024) e terminerà al Palazzo della Cultura a Reggio Calabria (8 febbraio - 27 aprile 2025).
Un progetto Direzione Generale Musei del Ministero della cultura; ANBSC-Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata; Comune di Milano - Direzione Cultura - Area Mostre e Musei Scientifici; Città Metropolitana di Reggio Calabria - Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi”.
Un’opera straordinaria e inedita
Un nuovo autoritratto di Antonio Ligabue, recentemente scoperto e custodito in una collezione privata
Autoritratto con coniglio, 1954/1955
Olio su faesite, 55,6 x 47,30 cm
Collezione privata, Parma Autentica di Sergio Negri di Guastalla
Sul retro la scritta: “TONI LIGABUE / Proprietà di / Bartoli Arnaldo / Guastalla / ----------- / da riconsegnare / presentando un / mio biglietto / ABartoli”
Restauri: semplice pulizia effettuata da Anna Morestori di Parma.
Esposizioni: il solo giorno del 23 novembre 2024 per l’inaugurazione della stagione espositiva della galleria Le Due Torri a Noceto di Tommaso Tomasi presentato da Marzio Dall’Acqua.
La scritta sul retro sottolinea, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, il rapporto tra Ligabue e Arnaldo Bartoli (Reggio nell’Emilia, 1900-Guastalla, 1993), pittore e scrittore, che lo ospitò a lungo nel suo studio nel Palazzone – l’antico palazzo ducale dei Gonzaga poi palazzo Mossina – e condivise con lui molti anni ed esperienze come quella della “Pia cantina di San Francesco”, una specie di sodalizio tra il goliardico e il culturalmente impegnato. Qui, durante una festa carnevalesca, Ligabue ritrasse l’avvocato Aldo Mossina in veste di Bacco in una famosa scultura.
Si tratta di uno dei primi autoritratti eseguito dopo l’ultimo internamento manicomiale nell’Istituto Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia, verso la metà degli anni cinquanta, come indica il volto scavato, ma con ancora capelli e baffi neri, anche se la barba incolta è già chiazzata di bianco. L’impostazione è quella tradizionale a fasce parallele sovrastate dalla propria immagine: di tre quarti volto a destra, con alle spalle un prato verde e più lontano, sulla linea dell’orizzonte, un bosco, monti e un villaggio svizzero sintetizzato con una chiesetta ed una casa dai tetti rossi, a cui conduce un serpentiforme sentiero su cui è fermo un coniglio, vaporose nuvole in un cielo terso e primaverile.
Gli occhi guardano di lato verso un immaginario specchio e ricercare la propria immagine. I tratti fisionomici sono netti e marcati, ma straordinario, ed unicum fino ad ora negli autoritratti, è che la bocca sia leggermente aperta come se stesse parlando o stesse dialogando con chi gli è di fronte. Non è solo una autopresentazione, come al solito, ma è un interloquire, un cercare una corresponsione con l’altro.
Ligabue amava molto i conigli e l’aneddotica intorno a loro è quanto mai ricca di eventi e segnalazioni, tra cui il fatto che nel 1951 durante l’alluvione del Po rischiò di annegare per salvare i suoi conigli. Spesso diceva che li faceva arrivare dal Belgio, ma sarebbero roditori che avrebbero mantenuto caratteri somatici simili alle lepri. Il coniglio rappresentato è invece di razza Ariete, alla quale appartengono tutti gli esemplari delle diverse varietà caratterizzati da lunghe orecchie pendenti ai lati, dei cui movimenti però non hanno il controllo. Già in età vittoriana, in Inghilterra questa antica razza era apprezzata non solo per la carne e la pelliccia, ma anche come animali di compagnia in case raffinate e altolocate. Dalla razza inglese deriva la francese che incrociata con il coniglio Ariete fiammingo, attraverso elaborazioni genetiche, ha dato vita, dopo il 1950, alla varietà coniglio Ariete nano, oggi molto comune come animale di compagnia. Ovviamente quello rappresentato da Ligabue potrebbe essere della varietà Ariete gigante (6 Kg.) o medio (3 kg.).
Parma, dicembre 2024
Marzio Dall’Acqua
Due dipinti inediti di Antonio Ligabue in mostra a Fermo nella rassegna dedicata ad Augusto Agosta Tota
A quasi un anno dalla scomparsa di Augusto Agosta Tota, presidente dal 1983 del Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma e dal 2017 della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, la prima mostra dedicata ad Antonio Ligabue, Spiriti selvaggi. Antonio Ligabue e l’eterna caccia in corso nel trecentesco Palazzo dei Priori di Fermo sino al 5 maggio 2024, ne celebra la memoria. Alla presentazione avvenuta il 5 dicembre in un teatro gremito di persone, i curatori Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi hanno ricordato Tota “ambasciatore di Ligabue nel mondo da sempre; una persona così innamorata di Ligabue e così convinto di vivere per lui, imponendolo al mondo della cultura e della critica. Questa mostra è dedicata a lui, alla sua passione, alla sua umana verità, alla sua convinzione che Ligabue fosse il più grande di tutti”.
La pluridecennale attività di studio e ricerca sull’opera di Antonio Ligabue, condotta da Augusto Agosta Tota e Marzio Dall’Acqua ha portato alla pubblicazione di due edizioni fondamentali: il Catalogo Ragionato dei Dipinti di Antonio Ligabue, pubblicato nel 2005 per il Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma, e il Catalogo Generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni, del 2020, per la già Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, una pubblicazione in tre volumi alquanto esauriente - perchè la possibilità, come in questo caso, di nuove opere che emergano inedite è sempre possibile - per presentare l’intera produzione dell’artista. Se nell’edizione del 2005 erano state schedate 868 opere, nel nuovo catalogo si è arrivati a 1.000 dipinti, oltre 70 sculture, 158 disegni e 91 incisioni. Strumento di lavoro, ma anche mezzo di indagine e scoperta, questa edizione generale dell’opera di Antonio Ligabue rimane un punto fermo per indagarne e conoscerne l’opera e lo stile.
I quadri inediti presenti nella mostra di Fermo riprendono temi cari a Ligabue.
Aratura con buoi (1959-61) olio su tela, cm 40x50
Volpino (1956-57) olio su faesite, cm 61,8x57
“La scena dell’aratura, fino ad ora inedita, - spiega Dall’Acqua - si sviluppa con andamento paratattico sul piano orizzontale di base della tela. Con lo stesso andamento a blocco orizzontale sviluppa il paesaggio di fondo con casa e chiesetta a rappresentare il paese, alte spighe di grano punteggiate da fiori rossi e bianchi creano una siepe tra i diversi piani prospettici. Ultimo blocco orizzontale è il cielo con nubi che accentuano questa pittura a fasce. Una invisibile linea obliqua interrompe questa staticità dell’immagine data dal volo degli uccelli in alto a destra idealmente fino all’albero posto come quinta a sinistra che emerge nell’azzurro che diventa così lo sfondo di questo lieve dinamismo. Una sottile linea nera disegnativa, posta a posteriori, senza funzioni strutturali, ma solo di accentuazione drammatica ed emotiva viene usata per le forme animali e per il contadino, come sempre goffo ed irrisolto, come fosse il particolare meno importante dell’opera.
Nel dipinto Volpino il cane è attento ed inserito in uno spazio abitativo borghese, con un elegante pavimento a quadri, la cui prospettiva autonoma da quella dell’animale serve per accentuare la profondità e portare l’occhio verso la finestra con ricco tendaggio. Le pareti sono decorate con carta da parati e da un quadro di Ligabue con un Ritorno dai campi, opera che collega la immagine del volpino al territorio padano, al mondo abituale dell’artista. Ricca la pelliccia dell’animale e pochissimi i segni neri di definizione a posteriori delle forme, elemento tipico del linguaggio altamente retorico dell’artista nell’ultimo periodo della sua attività. Le soluzioni della decorazione e della resa dell’ambiente sono in linea con il retaggio nabis e fauve della prima formazione dell’artista.”
Nella mostra di Fermo sono esposti 47 dipinti che illustrano i tre periodi canonici dell’attività dell’artista, tra i quali la Vedova nera del 1955, capolavoro assoluto che non veniva esposto dal 2015; opere storiche come Caccia del 1955; Autoritratto con torre del 1948; Leopardo sulla roccia del 1960; Troika del 1956; Cesarina, la donna amata del 1961-62. Come scrive Dall’Acqua nel saggio in catalogo, “Ligabue dopo e oltre la leggenda oggi rappresenta una natura in tutta la sua complessità, nell’equilibrio biologico tra i diversi regni e le diverse specie e la mostra lo rappresenta”.
Organizzata da Maggioli Cultura, il reperimento delle opere è stato affidato alla società Ligabue Art Projects creata da Anita Molinari che per quarant’anni ha affiancato Augusto Agosta Tota, prima in qualità di responsabile delle mostre dal 1983 per il Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue e poi di vice presidente della Fondazione & Archivio Antonio Ligabue di Parma. In seguito alla scomparsa del presidente Augusto Agosta Tota, venendo a mancare lo spirito guida della Fondazione, Anita Molinari decide di trasferire le conoscenze e la professionalità acquisite in un’iniziativa imprenditoriale. Con Marzio Dall’Acqua, principale storico dell’artista e con la preziosa collaborazione dei collezionisti che ne condividono la mission, la società intende portare avanti l’attività di promozione e valorizzazione della figura e dell’opera di Ligabue, affinchè raggiunga un posto di primo piano nell’ambito dell’arte internazionale.